Due DON…atori di Abano Terme
Una parrocchia del dono nella “Città del Dono”. È quella del Duomo di San Lorenzo, ad Abano Terme, nel padovano, che registra un primato: parroco e vicario sono donatori di sangue e il vicario, da ottobre, lo è anche di sangue midollare.
“La chiamata dell’Admo è arrivata quest’esta- te, mentre ero impegnato in attività con i ragazzi qui in parrocchia – racconta don Stefano Gui – davvero inaspettata. Mi sono iscritto ad Avis e Admo dieci anni fa, ma mentre la donazione di sangue sai che entrerà nella tua vita come una costante, quella di sangue midollare sai che potrebbe non arrivare mai. Quando ho realizzato, ne sono stato molto felice. Ho iniziato con il primo esame, poi ne sono seguiti altri e infine è arrivato il giorno della firma del consenso, un passaggio cruciale perché da quel momento il ricevente sarebbe stato preparato per ricevere il mio dono”.
Per don Stefano, 32 anni, originario di Padova, un’esperienza forte: “anche per il clima che si crea con medici e personale sanitario, dal primo prelievo fino alla dimissione perché io ho fatto la mia parte, ma loro tutto il resto. Abbiamo anche pregato insieme, visto che sono un prete. Ma al di là di questo, si crea una sorta di legame, così come con i volontari Admo che mi hanno accompagnato da subito, presenti ma discreti”.
La donazione di sangue midollare (midollo osseo) di don Stefano, è avvenuta tramite aferesi, tecnica ormai usata otto volte su dieci: il sangue viene prelevato da un braccio attraverso un circuito sterile, entra in una centrifuga dove la componente cellulare utile al trapianto viene isolata e raccolta in una sacca, mentre il resto viene reinfuso nel braccio opposto.
“Un po’ di stanchezza qualche giorno e si torna come prima – continua il giovane vicario – per questo dico a chi legge e a chi mi chiede di informarsi, di tipizzarsi, di iscriversi all’Admo, specie se si è già donatori e di sensibilizzare su questo tipo di donazione”.
Enorme la gioia all’Admo, che l’ha già ribattezzato don Dono. “È stata una notizia bellissima, che ha portato a sette le donazioni effettive da inizio anno nella nostra provincia, tre nel solo mese di ottobre – spiega Paola Baiguera, presidente Admo Padova – stiamo attraversando un periodo difficile, con le tipizzazioni scese da 1000 del 2019 a quasi 500 quest’anno, ma per fortuna le donazioni sono un buon numero. Il lockdown ha fermato le nostre iniziative nelle scuole e nelle piazze, ma non la nostra grinta. Siamo andati sulle piattaforme e ci stiamo proponendo alle scuole tramite la didattica a distanza. Troviamo le porte aperte, ed è molto bello, anche se speriamo di poter presto tornare a guardare negli occhi le persone e gli studenti perché quando si parla di dono, il rap- porto diretto è tutta un’altra cosa”.
Don Stefano, come da protocollo, non sa a chi è andato il suo dono, esattamente come per la donazione di sangue che lo accomuna al parroco don Alessio Bertesso, 54 anni, avisino da ventuno.
“Ho iniziato a donare sangue nel 1999 nella mia città, Padova, grazie a mio papà, impegnato nelle raccolte di sangue nelle par- rocchie intorno agli anni Ottanta – racconta don Alessio – sono stati il suo esempio e il suo amore per la donazione a farmi diventare donatore. Ho anche un gruppo raro, ed è stato naturale per me aiutare chi ha bisogno”.
Iscritto all’Avis comunale di Padova, ha donato una cinquantina di volte, sempre con costanza. “Un esempio per la popolazione di Abano che è Città del Dono – spiega il presidente dell’Avis, Antonio Fasolato – progetto che unisce Comune, Avis e Admo per una comune sensibilizzazione alla cultura della donazione. Don Stefano sarà sicuramente il nostro prossimo testimonial nelle scuole.
Fonte: Dono e Vita, autrice Michela Rossato, dicembre 2020